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22 aprile, Earth Day

di Francesca Ghetti (segretaria Msac Forlì)

Letteralmente “giornata della Terra”, l’Earth Day è una ricorrenza che mira a sensibilizzare e aumentare la consapevolezza di ognuno, promuovendo stili di vita e azioni più ecosostenibili con l’obiettivo di proteggere il luogo che da sempre ci accoglie.

Nata il 22 aprile 1970, la sua proposta risale al 1962 e nel 1969 venne ufficializzata, quando il senatore statunitense Gaylord Nelson si impegnò affinché “Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, avessero il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Perché il 22 aprile? Non si tratta di una coincidenza ma di un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera. La primavera infatti è la stagione della rinascita, un periodo che, posti di fronte alla natura e al suo ritorno, ci obbliga ad osservare con attenzione ciò che ci circonda. 

Il libro della Genesi ci racconta di un’offerta, di una promessa di cura, di uno spazio di cui l’uomo deve essere custode, poiché “Dio vide che questo era buono”. Nel tempo ci siamo illusi di poter essere i padroni di qualcosa che, in realtà, non ci appartiene affatto. 

Il filosofo coreano Byung-Chul Han, nel 2022 pubblica un elogio alla Terra. Ci consegna la sua esperienza, criticando il digitale e il capitalismo cognitivo attuale e suggerisce una riscoperta intensiva di un altrove più profondo. Han descrive un’esperienza che parte dalla sua dimensione personale che, tuttavia, avvoca a un impegno collettivo. Chiama “coscienza planetaria” l’avvertenza, l’urgenza che sentiamo sapendo di abitare un piccolo e rigoglioso pianeta. Per questo motivo, dobbiamo sviluppare un senso del sacrificio: una fatica benefica e conciliante. L’impresa di Han è dunque quella di restituire mistero alla natura, l’uomo ne deve essere attratto, deve sentire il bisogno di scoprirla e proteggerla, per avere la possibilità di saperne sempre di più.

Dovremmo agire come poeti romantici, vedendo nell’impeto di una tempesta desiderio e passione. Ma quando parliamo di ambiente ci riferiamo solo alla bellezza? Dobbiamo essere capaci di distanziarci dai poeti romantici e interpretare l’ambiente come sistema, un elemento complesso con cui saper convivere in modo sostenibile e da saper custodire.

Allora, la filosofia e la poesia possono essere un mezzo per renderci partecipi di un processo di  tutela dell’ambiente, consapevoli che senza la natura non potremmo esistere nemmeno noi.  Tuttavia, l’impegno non deve partire solo da noi, poiché sono coloro che governano il Paese ad avere effettivamente la capacità di cambiamenti concreti.

Sottoscritta da 20 Stati membri del Consiglio d’Europa a Firenze il 20 ottobre 2000, la Convenzione Europea definisce con l’art. 5 il paesaggio come un bene, indipendentemente dal valore concretamente attribuitogli, “in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità”.

La democrazia prende dunque in carico la necessità di promuovere il benessere comune grazie alla tutela dell’ambiente. “Il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione, e la sua progettazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo”. In questo senso, oggi si parla di democratizzazione del paesaggio e di diritto al paesaggio.

Decidiamo allora di rispondere alla richiesta di aiuto della Terra in una giornata che sicuramente non può certamente limitarsi a belle riflessioni. Questa giornata deve essere, al contrario, uno stimolo per ricordarci l’obiettivo finale: la salvaguardia del Creato. Solo in questo modo   possiamo finalmente parlare non solo di sopravvivenza, ma di futuro, non di obbligo a fare del proprio meglio, ma di voler migliorare la nostra Casa.

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