Il ruolo dei giovani, a 32 anni dalla Strage di Via D’Amelio

di Giulia Sartoni, Incaricata Regionale dell’Emilia Romagna

Sono oggi, 19 luglio 2024, passati esattamente 32 anni da quella strage che versò altro sangue nel mondo, è la strage di via d’Amelio, dove persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e la sua scorta composta da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

E giunge qui l’interrogativo che tutti noi giovani ci dovremmo porre, ovvero quanto sia utile il ricordo, senza che da questo derivi un cambiamento fatto di azioni o scelte concrete: lo stesso Giudice Borsellino sosteneva che il cambiamento sarebbe dovuto partire proprio dai giovani, per cui quindi “anche l’onnipotente mafia sarebbe svanita come un incubo”.

Ma quindi, cosa possiamo fare? Dobbiamo affermare la legalità proseguendo il lavoro cominciato dal Giudice a cui siamo tutti grati e da tutti coloro che l’hanno sostenuto e lo portano avanti tuttora. Non occorrono grandi gesti, bensì semplici manifestazioni che mostrino quanto siamo pronti a sconfiggere i fenomeni mafiosi, che possono essere abbattuti solo con lente e graduali trasformazioni della società che partono dal singolo e dalle istituzioni.

L’istruzione è sicuramente l’arma più potente per informare e formare futuri cittadini, in modo che prendiamo consapevolezza dei nostri limiti, delle nostre potenzialità ma soprattutto delle nostre convinzioni da confrontare con gli altri.

E proprio la scuola, che ha tanto potere sulle vite di noi studenti, può essere anche fonte di disuguaglianze: in Italia l’istruzione vive tendenze alla selezione e all’esclusione, testimoniate dall’elevata dispersione scolastica, specialmente in alcune regioni del Sud 1. Questo porta inevitabilmente ad una maggiore marginalità. Questo fenomeno è il pane delle mafie, che sfruttano la povertà educativa2 e l’assenza di opportunità per coinvolgere le persone che vivono l’esclusione dalla società o momenti di difficoltà. Dove la scuola esclude, non è una comunità e un punto di riferimento che protegge gli studenti, la mafia prolifera.

Altro impegno che ci dobbiamo prendere è la memoria, il ricordo, proprio perché la storia serve a non ripetere gli errori passati e ad instaurare in noi delle certezze che guidino i nostri animi. Mantenere vivo l’interesse nel sapere è fondamentale: ciò è possibile grazie a giornali, pagine web ma anche associazioni antimafiose che promulgano proprio questo ideale; per fare degli esempi, Libera o Comitato Addiopizzo sono movimenti con sempre più partecipazione che si occupano di svolgere percorsi educativi e di condividere storie, pubblicazioni e immagini per la conoscenza.

Dunque viviamo questa giornata con un pensiero, quello di poter cambiare le cose e di poter fare la nostra parte per formare una comunità unita e volenterosa di futuro. In questa sfida la scuola ha un ruolo da protagonista se è capace di includere ed essere un punto di riferimento per i più giovani.

Largo Studenti è un progetto realizzato dal Movimento Studenti di Azione Cattolica in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione.