Dal 13 settembre le campanelle delle scuole di tutta Italia hanno ricominciato a scandire le giornate di noi studenti e studentesse. Mi è sempre piaciuto quel suono deciso che a volte si fa attendere un po’ troppo e altre volte sembra arrivare dannatamente presto, proprio quando vorresti conoscere mille ulteriori particolari di quell’argomento. Ormai, arrivata al quinto anno del liceo, ad ogni campanella rivedo tutto il percorso fatto tra quelle mura e mi immagino già all’università, nonostante io non abbia ancora deciso la facoltà che voglio affrontare.
La prima campanella del primo giorno è sempre la più emozionante, anche perché dà inizio ad una corsa per i posti che Marcell Jacobs spostati proprio. Dopo qualche diatriba sulla posizione in aula, entra il prof, finalmente in 3D. Come tutti gli studenti e le studentesse, nemmeno la mia classe ha voglia di iniziare il programma già il primo giorno di scuola, quindi iniziamo a parlare dell’estate e dell’anno che dovremo vivere, senza dimenticarci della temuta maturità. Ogni insegnante ci presenta gli argomenti che affronteremo nelle sue ore: noi iniziamo già a sognare, ansiosi di approfondirli, mentre altre volte, non lo nascondo, ci mettiamo le mani nei capelli.
Arriva il primo intervallo e noi veterani rivediamo il solito tran-tran: la coda alle macchinette, qualcuno che esce a prendere una boccata d’aria e i nuovi arrivati di prima che si guardano attorno con aria curiosa. 10 minuti, sempre troppo veloci, e si ritorna sui banchi. Le ultime ore trascorrono come le prime ed ecco arrivare l’ultimo e liberatorio suono.
Il primo giorno è sempre bello, ma è nei giorni successivi che diventa più difficile: iniziano ad esserci le spiegazioni, le interrogazioni…
Per fortuna nelle classi prime non si parte così velocemente ma si danno loro alcune ore per ambientarsi nella nuova scuola e conoscersi tra compagni e compagne. Infatti anche quest’anno ho partecipato attivamente alle attività di accoglienza proposte dal mio liceo: come rappresentanti d’istituto abbiamo tenuto delle lezioni interattive sulla partecipazione studentesca e poi, come Msac, abbiamo collaborato nella creazione di alcuni semplici giochi che, coordinati in ogni classe da alcuni studenti e studentesse più grandi, hanno contribuito alla socializzazione.
Io, ormai in quinta, spero davvero che queste nuove generazioni possano rendere il nostro istituto e la scuola italiana ancora più belli di quanto stiamo cercando di fare noi.
Godiamoci questi anni di superiori e, anche davanti alle difficoltà, guardiamoci intorno e ricordiamoci che non siamo mai soli. Buon cammino ad ogni studente e ad ogni studentessa!