di Noemi Palmieri, Teresa Marocchi e Carlo Grigioni
Sono passati 1 anno e 14 giorni dalla morte di Giulia Cecchettin, avvenuta poche settimane prima della ricorrenza del 25 novembre 2023: un evento che, grazie al suo impatto mediatico, ha stimolato il confronto culturale e portato alla luce tanti casi di violenza nascosti, tanto che il numero di chiamate effettuate al 1522 (numero antiviolenza e antistalking) nei primi nove mesi di quest’ anno è aumentato del 57%.
Nel trambusto mediatico degli ultimi giorni, successivo alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, ci siamo chiesti che contributo come studenti e come msacchini avremmo potuto portare alla discussione delle ultime settimane; per questo vogliamo rilanciare ancora una volta le riflessioni e le proposte fatte dall équipe nazionale del MSAC in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dello scorso anno nell’articolo “Costruiamo tutto – L’alternativa culturale parte dalla scuola”.
Ci siamo anche resi conto che l’attenzione mediatica si è concentrata nel merito della presentazione della Fondazione ma non nel progetto che promuove.
La fondazione, nata dalla forza e dalla determinazione di Gino, Elena e Davide, si propone di trasformare il dolore per la perdita di Giulia in un progetto dall’obiettivo chiaro: onorare la memoria di Giulia costruendo una società più giusta, inclusiva e libera dalla violenza di genere.
La missione della Fondazione Giulia Cecchettin si fonda sulla necessità di prevenire la violenza, costruendo un presente che valorizzi la dignità di ogni persona, promuova la parità come riconoscimento del valore di ciascun individuo e si nutra della forza di una comunità unita e coesa. Questo cambiamento radicale necessariamente si costruisce nel tempo, a partire da educazione e consapevolezza.
Questo metodo rispecchia la nostra visione: un cambiamento radicale e duraturo è possibile solo se nasce dalla partecipazione e dall’educazione, e richiede il coinvolgimento di tutte le parti della società: scuole, famiglie, istituzioni e comunità. Sono questi i luoghi in cui bisogna compiere il primo passo necessario per costruire quella alternativa culturale di cui c’è bisogno.
Quanto avvenuto durante la presentazione della Fondazione del 18 novembre 2024 alla Camera dei Deputati ha acceso il dibattito sul tema. In questa occasione sono intervenute personalità di spicco, tra cui il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che attraverso un videomessaggio ha ribadito l’importanza della corresponsabilità tra scuola e famiglia in una battaglia prima di tutto culturale, affermando poi che “il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975” e che lottare contro questo fenomeno sociale sia ideologico e poco concreto.
Questo messaggio è in netta contrapposizione con gli obiettivi principali della Fondazione Giulia Cecchettin e a cui noi studenti ci associamo. Il patriarcato ad oggi infatti è un problema principalmente culturale poiché, nonostante la Costituzione Italiana riconosca gli stessi diritti e doveri alle donne e agli uomini, spesso all’interno delle relazioni sociali non è riconosciuta questa parità. Nonostante il ministro parli di un “’incremento dei fenomeni di violenza sessuale […] discendenti da un’immigrazione illegale”, i dati della rete dei centri antiviolenza ci ricordano come gli autori delle violenze sono prevalentemente cittadini italiani, molto frequentemente le persone più vicine alle vittime.
In conclusione “Vorremmo che da questi pensieri, scritti condividendo sensazioni di tante e tanti di noi, nascessero discussioni di gruppo o sincere riflessioni informali, che vadano oltre la retorica del commento al fatto di cronaca, ma che siano occasioni per confrontarsi più intimamente le une con gli altri e iniziare insieme una rivoluzione gentile della nostra cultura.”