Il 21 marzo non è soltanto il primo giorno di primavera: da 28 anni in questa data ricorre infatti la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Giornata che, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017, è riconosciuta ufficialmente dallo Stato.
Quest’ultimo dato ci potrebbe sembrare superfluo, forse gli occhi potrebbero correre veloci sulle cifre, ma queste ci ricordano che la sua istituzione non è una volontà di pochi anzi, al contrario, è la volontà di impegnarsi dello Stato in modo concreto e reale al punto da divenire legge.
Anche il nome non è casuale; possiamo analizzarlo nei tre blocchi che lo compongono: la Memoria, l’Impegno e il ricordo.
- La Memoria: Il legame tra Memoria e antimafia è strettissimo, sia perché è grazie ad essa che celebriamo le azioni e la testimonianza delle persone vittime di mafia, sia perché la memoria ricopre un valore collettivo. La Memoria è una necessità vitale per un Paese, essa stabilisce la sua coscienza pubblica. Con la Memoria definiamo il valore etico delle cose, diventa termometro dei sentimenti di una nazione e dunque della coscienza nazionale.
- L’Impegno: l’Impegno è unito alla società civile, è l’invito a prendere parte, è la scelta di non restare indifferenti. L’Impegno è in grado di sancire la differenza tra una memoria storica, che tiene conto solo dei dati e una Memoria che invece ci racconta della nostra storia umana e ci invita all’azione.
- Il ricordo: il ricordo è la manifestazione di una coscienza sociale, l’etimologia della parola stessa: dal latino: re- indietro cor cuore. Richiamare in cuore, significa toccare nel profondo. La lettura degli oltre 900 nomi delle vittime innocenti delle mafie è senza dubbio il momento cardine del 21 marzo, ogni nome viene scandito, ognuno con la stessa solennità. Perché ciò che conta davvero è la vita che c’era in quel nome, la testimonianza che questa vittima ci lascia.
Queste tre parole rischiano di essere piene di retorica, frasi che ci diciamo per quietare le nostre coscienze, per dire a noi stessi che “il nostro lo abbiamo fatto”. In verità l’una è collegata all’altra se in noi innescano un agire virtuoso, un moto di azione che ci porta a fare della Memoria un ricordo così che possa tradursi in un Impegno attivo e concreto.
Come studenti ci vogliamo impegnare nella concretizzazione di queste tre parole, perché non restino una parentesi del programma didattico ma diventino parole chiave del nostro agire scolastico. Perché trovino in noi studenti i primi autori di queste pratiche di dovere civico.