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QUESTA SCUOLA È PIACEVOLE?

di Francesco Lotito (membro di Equipe Nazionale)

Diversi classicisti sostengono che il vero senso delle parole risieda nel loro significato etimologico che, nonostante possa certamente modularsi a seconda del contesto storico e sociale, deve mantenere un forte legame con il concetto espresso originariamente.

Ebbene, non risulta difficile risalire all’etimologia di scuola: dal greco scholé, indica il tempo libero, il piacevole uso delle proprie disposizioni intellettuali e, recentemente, anche il luogo fisico in cui si studia. Colpisce in particolare l’impiego di un aggettivo: piacevole. La scuola sarebbe quindi, basandoci sulla sua definizione etimologica, un piacevole impiego del proprio tempo finalizzato all’apprendimento e all’acquisizione di conoscenze e competenze.

Il discorso sembra pienamente coerente, almeno fin quando non ci si imbatte in determinate indagini che raccontano l’esatto opposto. Una in particolare, condotta nel novembre del 2022, ha coinvolto oltre 15mila studenti e racconta una realtà alquanto monocromatica: il 77,4% dei ragazzi intervistati associa l’ansia alla scuola, con addirittura il 68,2% di essi che indica lo stress scolastico come una delle cause di peggioramento della propria salute. Un piacevole ma ansioso impiego delle proprie disposizioni intellettuali: la definizione inizia a vacillare.

La storia, infatti, ci insegna che non conta solo la concettualizzazione teorica di un termine, ma anche e soprattutto la sua concretizzazione pratica. Detto in altre parole, è inutile definire la scuola come un piacevole luogo di crescita se la testimonianza diretta degli studenti riporta una dimensione completamente diversa.

Il quadro non cambia se si sposta l’attenzione su un’altra indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con gli psicologi e psicoterapeuti dell’Associazione Nazionale “Di.Te” su un campione di 1.104 maturandi. Di questi, oltre il 90% credeva che il suo livello di umore sarebbe calato ulteriormente a causa dello stress dell’esame di maturità, e oltre il 75% riteneva che ci sarebbe stato un peggioramento anche del loro stato psico-fisico. Il 66% di essi dichiara di aver provato, in attesa della maturità 2023, sensazioni negative come ansia, desiderio di fuga o addirittura sconforto. Per non parlare di disturbi dell’alimentazione e del sonno e dei vari abusi di caffè, farmaci e nicotina per aumentare le proprie prestazioni o alleviare lo stress.

Occorre quindi riflettere sulle cause di queste percentuali, tralasciando inutili slogan e provocazioni.

Crediamo che le due argomentazioni da affrontare possano individuarsi in una distorta concezione della scuola come impresa, che porta docenti e genitori ad una errata valutazione dell’impegno e del reale valore di uno studente, e anche in una simmetrica, e ugualmente distorta, concezione da parte di  noi studenti della dimensione sociale che siamo chiamati a vivere, che ci porta a caricarsi di aspettative da soddisfare necessariamente.

In merito alla prima questione, è ormai chiaro che, specialmente negli ultimi anni, la scuola venga percepita da alcuni come un’azienda educativa, da cui noi studenti usciamo in qualche misura appiattiti, uniformemente valutati in base a parametri oggettivi che non lasciano assolutamente spazio ad una valutazione complessiva della persona. Del resto, già nel 1979 i Pink Floyd denunciavano questa situazione, seppure con sfumature paradossali e grottesche, con il loro brano “Another brick in the wall”. La serenità di noi studenti sarebbe sicuramente agevolata sia da una corretta valutazione da parte dei docenti, tenendo conto anche delle nostre inclinazioni e aspirazioni, sia da una maggiore comprensione dei genitori, sostenendo noi figli in un percorso di valorizzazione delle loro passioni ma allo stesso tempo di recupero delle loro lacune.

Sulla seconda questione, la riflessione scaturisce conseguentemente al primo punto trattato: se la società ci consegna una visione del mondo dove la qualità della prestazione e la velocità di realizzazione della stessa sono gli unici aspetti da tenere in considerazione, siamo automaticamente portati a costruire un giudizio negativo sulla nostra persona, qualsiasi sia il livello da noi raggiunto, poiché non sarà mai sufficiente per coloro che ci circondano ma soprattutto per noi stessi. L’ansia, in fondo, è uno stato d’animo che manifesta in superficie un malessere ben più profondo: non accontentarsi di ciò che si è, non bastare a se stessi.

Rivedere quindi la realtà partendo dai nostri sogni e dalle nostre speranze renderebbe sicuramente più agevole il nostro approccio positivo alla scuola. Una scuola che, così facendo, tornerebbe in poco tempo ad essere piacevole, ad essere scholé.

Largo Studenti è un progetto realizzato dal Movimento Studenti di Azione Cattolica in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione.