di Chiara Mainente e Giovanni Boriotti
Il 28 agosto scorso il Ministro Valditara ha annunciato sui canali social l’introduzione nelle scuole di un percorso di educazione alla sessualità per “affermare la cultura del rispetto” e “sradicare i residui della cultura maschilista e machista”. Questa misura arriva alla fine di un’estate in cui siamo stati spettatori di brutali episodi di violenza, specialmente ad opera di gruppi di giovani e adolescenti. In particolare vogliamo ricordare i fatti di Palermo, dove 7 ragazzi hanno messo in atto uno “stupro di massa” – come uno di loro l’ha definito – ai danni di una giovane 19enne, ma anche gli episodi avvenuti a Caivano, per i quali sono indagati diversi minorenni apparentemente coinvolti nello stupro di due ragazzine di 10 e 12 anni.
Sono solo gli ultimi due episodi di una continua e inarrestabile serie di violenze sessuali contro le donne; ma ciò che li rende ancora più terribili è il protagonismo di giovani e adolescenti come attori e vittime della violenza. Fa rabbrividire il pensiero che dei nostri coetanei possano essere in grado di attuare tali atti violenti. Per questo motivo siamo totalmente d’accordo col ministro Valditara quando afferma che la Scuola ha un ruolo centrale nell’“avviare una mobilitazione che coinvolga tutte le parti sociali” per innescare un vero cambiamento.
In un’intervista rilasciata a Il Messaggero il Ministro illustra il piano per attuare il percorso di educazione alla sessualità, che dovrebbe coinvolgere gli istituti superiori e che metterà al centro temi strettamente legati alla violenza di genere trattati secondo il modello della peer education. Si attendeva questa decisione da anni e, forse, finalmente si potrà iniziare ad affrontare seriamente una grande problematica culturale. Forse, in questo modo, la Scuola potrebbe parlare alla vita di ragazze e ragazzi, accompagnandoli in un percorso di crescita e di ricerca.
È interessante porre attenzione al metodo innovativo proposto dal Ministro, per affrontare la problematica tra i banchi di scuola, ovvero l’educazione tra pari (o peer education). L’intenzione è quella di affidarsi sì, ad ospiti esterni come psicologi ed avvocati, ma l’obiettivo primario è dare spazio ai ragazzi e alle ragazze: formarsi e poi condividere assieme ai propri coetanei quanto appreso, dibattere ed essere partecipi in prima persona è ciò a cui si punta.
In alcuni istituti sono già attivi dei percorsi che trattano di educazione alla sessualità prendendo in esame anche elementi ad essa correlati: il rapporto col proprio corpo o la sensibilizzazione verso le malattie sessualmente trasmissibili etc. Desideriamo, però, che questi momenti formativi siano presenti in tutte le scuole e che raggiungano il maggior numero di studentesse e di studenti. Una Scuola che vive nella società di oggi deve puntare su queste tematiche, senza considerare la sessualità un tabù. Sogniamo una Scuola coraggiosa nel tracciare orizzonti educativi che parlano della vita di ragazze e ragazzi, senza limitarsi al compitino ma che sappia osare, parlando anche di temi più complessi. Ci auguriamo che l’iniziativa del Ministero venga accolta positivamente e che, laddove manchino, si possano intraprendere presto dei percorsi di educazione alla sessualità.
Ricordiamoci che l’educazione di cui parliamo non può e non deve escludere nessuno: non possiamo relegare il tutto solamente all’interno delle mura scolastiche; è bene infatti, promuovere e affermare “la cultura del rispetto”, in ogni luogo e ambiente che viviamo, facendo sì che i residui di una “cultura maschilista e machista”, di cui parla il Ministro Valditara, possano essere sradicati a livello globale. Siamo tutti chiamati a promuoverla sul luogo di lavoro, nelle famiglie, nello sport e in altri ambienti di vita quotidiani.
Come studentesse e studenti che vivono il mondo, guardiamo con favore questa proposta del Ministero, poiché questo tema non solo monta un grande interesse all’interno della genZ, ma perchè è un tema identificativo della nostra generazione, che ci tocca intimamente e ci spinge a mobilitarci e a far sentire la nostra voce. Crediamo che un tema così delicato richieda uno sforzo congiunto da parte di tutte le componenti del mondo Scuola, è infatti essenziale generare una piena adesione in chiunque abiti le nostre comunità scolastiche: confrontandoci e sensibilizzandoci insieme potremmo sperare con più convinzione nella buona riuscita di questo progetto. Ed è per questo che in primis noi, come Movimento Studenti di Azione Cattolica, siamo pronti a dare il nostro contributo e continuare a stimolare la discussione attorno a questi temi. Confidiamo quindi che l’introduzione dell’educazione alla sessualità nelle scuole sia un primo passo concreto verso il cambiamento in favore di una società più equa, più libera e più giusta.