dalla scheda formativa 2023-2024 “rappresentanti del cambiamento”
Nuove prospettive di partecipazione
Nonostante gli spazi fisici di partecipazione siano una criticità attuale, sono molteplici i segnali che indicano un maggiore interesse delle nuove generazioni negli ultimi anni attraverso la digitalizzazione, un nuovo concetto di impegno che potremmo definire “più a misura della GenZ”. Le nuove generazioni, al contrario di quanto l’opinione diffusa voglia far credere, non sono meno impegnate rispetto alle generazioni precedenti. I giovani di oggi, infatti, trovano metodi semplicemente diversi rispetto a quelli che sono stati utilizzati negli anni passati, manifestando le proprie idee attraverso l’uso di piattaforme diverse dalle piazze. I nuovi media hanno infatti un impatto positivo sulla partecipazione giovanile in Italia, in particolare l’uso del web si rende utile per parlare di politica o di temi particolarmente scottanti a queste nuove generazioni.
Nonostante i limiti oggettivi posti dalla pandemia, tra ragazze e ragazzi si segnala una notevole voglia di partecipazione e centralità nel dibattito pubblico.
Uno studio condotto dall’Istituto Demos in Italia segnala l’impatto sostanziale della crisi economica sull’atteggiamento dei giovani italiani nei confronti della politica. Questi, infatti, sono apparsi più attivi in forme di partecipazione politica come la protesta, le azioni dirette di carattere sociale e ambientale e il consumismo politico. Le recenti manifestazioni hanno segnalato l’esistenza di una nuova generazione pronta a muoversi per sensibilizzare governi e opinioni pubbliche.
Partecipare, quindi, ad oggi non è più un sistema di mero ascolto, ma un processo capace di creare, di tessere relazioni e soprattutto di costruire ponti e abbattere muri. L’obiettivo di queste nuove generazioni che dimostrano particolare interesse verso questo scottante tema è quello di “creare un incubatore di fiducia, capace di sostenere e nutrire l’azione collettiva e la libera iniziativa delle persone coinvolte” (Dantec, Di salvo, 2013) e si applica al processo partecipativo, che diventa così un percorso aperto, continuamente riconfigurabile e rinegoziabile.
Ritornando alla riflessione di nuove forme di partecipazione, non possiamo non citare le proteste di Fridays for Future e di UltimaGenerazione: molti avanzano critiche a questi gruppi poiché organizzano manifestazioni inefficaci o “incoerenti” per i metodi spesso drastici. È veramente così? È fondamentale partire dalla considerazione che epoche storiche e periodi differenti utilizzano forme di protesta diverse.
Forme così eclatanti sicuramente non sarebbero potute esistere, ad esempio, all’interno del movimento del Sessantotto. Quando questi gruppi realizzano le loro proteste esprimono la determinazione delle generazioni più giovani ad opporsi a forme di sfruttamento delle risorse del pianeta ad esclusivo fine di lucro. In gioco oggi c’è l’urgenza di arrestare questa deriva che porta dritta verso la distruzione. Attraverso queste forme di lotta, quindi, ragazze e ragazzi esprimono il loro tentativo di opporsi alla fine del pianeta e, dunque, anche alla fine della vita stessa.
Per fermare questa fine è necessario uscire dal letargo, è necessario cominciare ad allargare i nostri orizzonti in modo tale da non rimanere ancorati su forme di protesta che causano solo violenza o distruzione, ma cercare anche di far sentire la nostra voce attraverso una partecipazione più attiva nei luoghi che viviamo quotidianamente.
Una sfida difficile da pensare e attuare ma non impossibile. È così bello e facile condividere temi di attualità sui social ma a che scopo? Ce lo siamo mai chiesti? Ci soddisfa un semplice like?
A questa generazione Z non può bastare un semplice like. Deve, seppur in modo diverso, fare rete e smuovere le coscienze altrui con uno strumento che può essere preziosa risorsa. Partire dalle piazze virtuali, creare una rete virtuale tra persone ed enti, per poi riportare il tutto nel quotidiano, vuol dire iniziare a muovere pedine difficili ma interessanti. Le piazze virtuali ci aiutano ad unire e raggiungere chi solitamente è lontano o chi si sente magari una voce fuori campo della società, mentre le piazze fisiche, o i vari luoghi che abitiamo, ci consentono di ritrovarci, di aprire il dibattito per poi costruire.
Le azioni della generazione Z, infatti, devono essere volte a costruire ciò che nel sociale potrebbe essere utile a tutti, dal più piccolo al più grande. Devono essere linfa vitale per una comunità che da anni risente di indifferenza e diffidenza, al fine di creare una sorta di effetto domino che aiuti i prossimi a custodire quel che si è fatto e a creare novità.
Come ha detto il Papa, durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona: “Chi ama non sta con le mani in mano, chi ama serve, chi ama corre a servire, corre a impegnarsi nel servizio agli altri”.