Gentilissimo Ministro,
siamo onorati di poter contribuire, attraverso questa lettera, al progetto di “Educazione alle relazioni”, con il quale il Ministero dell’Istruzione e del Merito intende proporre una risposta ai crescenti fenomeni di violenza che si possono segnalare in tutto il Paese. Abbiamo apprezzato la tempestività nella risposta sul tema delle violenze sessuali, ancor più necessaria dopo i ben noti fatti di Caivano. La “scuola costituzionale”, infatti, ha il dovere di educare persone e cittadini che sappiano relazionarsi con gli altri e favorire una crescita nell’inclusione, nella tolleranza e nella fraternità.
Entrando nel merito del progetto, riteniamo che siano numerosi i punti condivisibili sia nel metodo, sia nei contenuti. Nello specico, apprezziamo la scelta metodologica del T-group come approccio al confronto, in cui ogni persona non è appiattita nel ruolo esclusivo di studente, ma è vista nella tridimensionalità del proprio vissuto. Condividiamo anche il coinvolgimento dell’Ordine Nazionale degli Psicologi; infatti, riteniamo che determinati interventi siano ecaci solo se sostenuti da fondamenti professionali e scientici. Il benessere psicologico, così come il contrasto ai fenomeni di violenza, parte dalla comprensione “scientica” dei bisogni di ciascuno. In ultimo, ammiriamo che il progetto, evidentemente delocalizzato nelle singole scuole, preveda dei momenti “nazionali” di start e di verica, che permettano a tutte e tutti di sentirsi inquadrati in una dimensione più grande di attenzione verso il problema, spesso delegata a presidi o insegnanti virtuosi.
Pur condividendo le nalità e gli obiettivi di tale progetto, siamo dell’idea che alcuni aspetti possano essere migliorati, al ne di garantirne una migliore riuscita.
In particolare, riteniamo fondamentale prevedere delle modalità per cui la scelta di aderire al progetto vada oltre la sola volontà delle singole istituzioni scolastiche. Ci pare infatti che, qualora questa volontà non sorga, non siano previste delle alternative per sensibilizzare gli studenti e le studentesse su temi indubbiamente rilevanti. Poiché molteplici ragioni potrebbero indurre una scuola a non partecipare, crediamo che le condizioni ideali per rendere questo progetto realmente eciente siano due. In primis, si potrebbero inserire tali spazi di educazione alle relazioni in orario curriculare, così da non penalizzare coloro che incontrano dicoltà nel restare a scuola oltre l’orario delle lezioni. In secundis, ma non per importanza, questo tipo di formazione potrebbe essere realmente incluso nella didattica, ad esempio all’interno di alcune ore di educazione civica, dal momento che la corretta formazione di una coscienza civica non può prescindere da una sana educazione alle relazioni. Garantire che queste ore siano oerte seguendo questo schema costituisce per noi il mezzo più utile per rendere capillare la diusione di questo progetto e per concedere il giusto spazio a temi così importanti.
Inoltre, riteniamo che tali questioni possano prendere posto all’interno dell’insegnamento dell’educazione civica, come già si è fatto per questioni trasversali come l’educazione nanziaria e lo sviluppo sostenibile. In questo senso, crediamo fermamente che per essere buoni cittadini e buone cittadine sia necessario sviluppare un’educazione aettiva integrale. Stare bene nella società ci chiede di partire dalle relazioni più strette, di coltivare amicizie signicative e di sviluppare una sincera condanna di ogni violenza (di genere, razziale, politica, etc.).
Ancora, consideriamo necessaria, a partire dai documenti ministeriali, l’adozione di un linguaggio che valorizzi i punti di vista maschile e femminile. Crediamo che, superando gli scogli linguistici, si possa fare tanto dal punto di vista della parità. Come segnalato nel vostro progetto, le dierenze costituiscono un valore; pertanto, crediamo che assumerle come ricchezza, e non come spazi da difendere, sia il primo passo verso una parità sostanziale che non si chiude alle diversità.
Per concludere, ribadiamo la nostra positività nei confronti di questa azione educativa messa in atto dal Ministero. Tuttavia, anche in vista di un’implementazione del programma e di una sua conversione legislativa nei prossimi anni scolastici, ci mettiamo a disposizione come Movimento Studenti di Azione Cattolica, all’interno del lavoro del FAST, per contribuire. Soprattutto in questo tema, la voce degli studenti e delle studentesse del nostro Paese è preziosa e non può restare su questi fogli. Desideriamo lavorare insieme per una scuola più inclusiva, più accogliente e certamente meno violenta e insicura.
Cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti e per augurarLe un buon lavoro.
Lorenzo Pellegrino e Ludovica Mangiapanelli
Segretario e Vicesegretaria nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica